A.C. 2727-A
Signor Presidente, signor Vice Ministro, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, il gruppo del Partito Democratico voterà “sì” alla questione di fiducia e lo farà in modo convinto, per coerenza al programma di Governo e per mantenere fede ad un impegno solenne che, tra questi banchi, ognuno di noi ha assunto anzitutto con la propria coscienza. Voteremo “sì” per ridare al nostro Paese il suo volto umano e per lasciarci alle spalle un periodo di assurde contrapposizioni tra diritti e valori fondamentali, quali quelli della vita, della sicurezza e della salute; una contrapposizione figlia di un disegno politico lucido e pericoloso, che, facendo leva sulle paure ancestrali, ha individuato nel diverso e soprattutto nel migrante la causa del male e dell'insoddisfazione dei cittadini italiani. Diremo “sì” per superare quelle inaccettabili semplificazioni concettuali che hanno visto diventare, senza alcuna distinzione, bambine, donne e uomini che fuggono da guerre, torture e carestie, pericolosi invasori della nazione, portatori di malattia e delinquenza.
Le ONG, tutte indistintamente, organizzazioni criminali dedite al traffico di esseri umani via mare, il Terzo settore una criminale mangiatoia. Sì per ripristinare la verità e per superare quel tentativo di capitalizzazione del consenso attraverso una surrettizia divisione della comunità politica in due grandi blocchi: da un lato i custodi dei confini e dall'altro i responsabili dell'invasione, a destra i tutori dell'integrità della razza e a sinistra i fautori della sostituzione etnica, da una parte i garanti della sicurezza e dall'altra coloro che sono collusi o comunque conniventi con chi specula sulle disgrazie.
Ecco, diremo “sì” per archiviare queste pericolose e strumentali banalizzazioni, nella convinzione che l'approvazione del provvedimento di oggi costituisce solo il primo passo verso il ritorno ad un metodo serio e responsabile di affrontare i flussi migratori, non come un fenomeno occasionale o eventuale, ma come un fatto sociale complesso, presente nei secoli e storicamente determinato da scenari geopolitici che necessitano di essere affrontati facendo lo sforzo di tenere sempre insieme politica estera, politica comunitaria e politica interna. E quando un fatto sociale come quello dei flussi migratori si affronta fino in fondo nella sua complessità e nella sua totalità, quello che accade è che paradossalmente coloro che hanno asserito avere incentrato il proprio agire sul brocardo “prima l'Italia e gli italiani” si rivelano essere gli alleati di quel blocco di Visegrád che impedisce la modifica del Trattato di Dublino.
Analisi articolate e risposte complesse per fatti sociali complessi, è questo l'unico vero approccio efficace. E con questo approccio la pandemia, quella drammatica condizione che ad avviso di qualcuno dovrebbe rendere l'immigrazione e l'integrazione questione avulsa dalla realtà di cui non bisognerebbe occuparsi diventa invece il principale degli eventi geopolitici e la principale tra le cause dell'intensificazione dei flussi migratori. Per chi volesse trovare conforto nella storia è infatti agevole verificare che tra le pandemie la spagnola, per fare un esempio, ha di fatto riconfigurato la popolazione umana radicalmente, ha influito sul corso della prima guerra mondiale, verosimilmente ha contribuito allo scoppio della seconda, ha avvicinato l'India all'indipendenza e il Sudafrica all'apartheid. Ecco, dire sì a questo provvedimento per noi è il primo passo verso un cambiamento di paradigma, un approccio sistematico ad una inevitabile combinazione tra un fatto sociale complesso, i flussi migratori, e un fenomeno, la pandemia, che stanno condizionando e condizioneranno ancora a lungo la vita del nostro pianeta.
È per effetto di tale impostazione che risulta evidente che la fantomatica e tanto sbandierata operazione di politica interna di chiusura dei porti non ha mai, e sottolineo mai, arrestato né mai potrà arrestare o contrarre i flussi migratori; e la circostanza che in piena vigenza dei decreti sicurezza siano approdati sulle nostre coste circa 30 mila migranti ne è la palese dimostrazione, senza che nessuno possa consentirsi di blaterare su presunte disapplicazioni dei decreti sicurezza da parte del nostro Governo.
Signor Presidente, muovendo da tali doverose considerazioni, confermo che diremo “sì” alla fiducia perché questo provvedimento, ripristinando il diritto all'iscrizione anagrafica per i richiedenti asilo, elimina quei pericoli per la sicurezza e per il controllo del territorio che, per usare le parole della Corte costituzionale, discendevano dal divieto di iscrizione anagrafica e dalla conseguente privazione per i richiedenti asilo di qualsiasi identità, qualsiasi diritto e qualsiasi dovere. Soggetti che i “decreti Sicurezza” avevano reso niente di più che fantasmi alla mercé della criminalità organizzata. “Sì” perché, al di là delle mistificazioni, con questo provvedimento il divieto di transito e sosta impartito ad una nave per ragioni di sicurezza ed ordine pubblico non solo rimane in vigore, ma, come prima dei decreti sicurezza, torna ad essere un reato penale; un reato penale e non più una mera sanzione amministrativa, punito ai sensi dell'articolo 1102 del codice della navigazione con pene che noi abbiamo aggravato. Con la conseguenza che, mentre sarà ancora possibile sequestrare e confiscare la nave di chi avrà violato la legge, ciò che invece finalmente non sarà più possibile sarà dare vita a quelle ignobili sceneggiate a favore di telecamera nelle quali chi aveva salvato vite umane, operando in conformità della legge, anziché essere ringraziato, veniva appellato e trattato da delinquente, da criminale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Diremo “sì” perché eliminare il farraginoso vincolo di indicare entro il 30 novembre dell'anno in corso la quota massima di migranti ammissibile per motivi di lavoro per l'anno successivo non è la precondizione all'invasione, ma è uno strumento per consentire al Governo di modificare tale quota in qualsiasi momento dell'anno, anche in difetto, così da rispondere con immediatezza ad eventuali esigenze di maggior controllo sopravvenute. E a tal proposito, a chi si ostina ad asserire di una presunta volontà del Governo di volere duplicare, triplicare, quadruplicare queste quote per gli anni a venire, segnalo che oggi, proprio oggi, ironia della sorte, è il 30 novembre, cioè è la data entro la quale il Governo, se avesse voluto, avrebbe potuto modificare quella quota, aumentandola a dismisura, senza bisogno di dare luogo a nessuna modifica legislativa.
Signor Presidente, nell'avviarmi alle conclusioni, voglio ribadire che il nostro sarà un “sì” convinto perché per noi l'introduzione di una formula che preveda espressamente il rispetto degli obblighi costituzionali e internazionali in materia di rifiuto o revoca del permesso di soggiorno non è un mero esercizio stilistico, ma è il sigillo di garanzia dell'avvenuta completa percezione della complessità cui facevo cenno nelle premesse, perché per noi l'introduzione di un permesso di soggiorno per protezione speciale per le ipotesi nelle quali il rimpatrio comporti il rischio di essere sottoposti a trattamenti inumani o degradanti o quello di violazione del diritto alla propria vita privata e familiare, anche con riferimento ai rischi per la propria incolumità e libertà personale connessi all'orientamento sessuale e all'identità di genere, non è soltanto un atto doveroso e necessario, ma è una evidente e piacevole dimostrazione che il nostro Paese sta cambiando, si sta evolvendo nel segno della modernità e della civiltà.
“Sì” perché per il Partito Democratico introdurre la convertibilità in permessi di soggiorno per motivi di lavoro di alcuni permessi come quello della protezione speciale, per calamità, per motivi religiosi o di assistenza ai minori è il modo migliore per dimostrare che il nostro Paese intende fare dell'integrazione legittima e della multiculturalità un'occasione di crescita, se del caso anche economica. Diremo sì perché per la nostra comunità è fondamentale introdurre un sistema di accoglienza e di integrazione per i richiedenti asilo e per i beneficiari di protezione internazionale che si realizzi attraverso forme di effettiva inclusione sociale con l'apprendimento della lingua italiana e dei valori fondamentali della Carta costituzionale. Diremo “sì” per archiviare una stagione di veleni, signor Presidente; una stagione nella quale gli scontri tra poteri dello Stato sono stati inscenati unilateralmente da un rappresentante dell'Esecutivo che con totale assenza del senso delle istituzioni, non ha avuto remore a definire politiche tutte quelle statuizioni con cui pubblici ministeri, giudici per le indagini preliminari, magistrati dei tribunali ordinari e di sorveglianza e financo giudici della Corte costituzionale, in doveroso ossequio al principio della gerarchia delle fonti, hanno ricordato che al di sopra dei “decreti Sicurezza” c'erano i diritti inviolabili dell'individuo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), i principi fondamentali della Carta costituzionale e quella elevata ius cogens della comunità internazionale. Diremo “sì” perché riteniamo fondamentali provvedimenti in tema di risse, l'introduzione del reato per chi introduce telefonini all'interno degli istituti penitenziari. Signor Presidente, signor Ministro, signor Vice Ministro, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, sì, diremo sì, e questa volta concludo davvero, perché la mistificazione, l'odio e il rifiuto di creare comunità affondano le radici nel pregiudizio, e il pregiudizio si contrasta con la conoscenza, con il rispetto e con il dialogo della verità. Sì nella convinzione che i valori che hanno ispirato questo provvedimento anche e soprattutto domani saranno il faro che continuerà ad illuminare il cammino di questa maggioranza.